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Fumare fa male… ma viva il Monopolio!

Giusto pochi minuti fa, stavo controllando il listino AAMS dei prezzi dei tabacchi trinciati – quelli per farsi le sigarette, per chi non lo sapesse – per confermare il prezzo al chilo del mio tabacco.
Dato, però, che il sito dell’AAMS, (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) contiene tutta una serie d’informazioni, mi son messa a farci un giro dentro e, inevitabilmente, sono stata attirata da questa scritta: “Composizione del prezzo“.

Sapevo che le tasse sui prodotti di tabaccheria erano alte; quello che non sapevo era che fossero così alte!
Dopo aver letto le “spiegazioni”, infatti, son passata subito all’esempio, che riporto qui per dovere di cronaca, da considerarsi valente per un pacchetto di sigarette con un costo pari a 100, (giusto per poter far le percentuali!):
58,5 verranno versate nelle casse dell’erario a titolo di accisa
18 andranno, ugualmente, allo Stato per il pagamento dell’IVA
10 ricompenseranno il rivenditore
13,5 costituiranno l’incasso per il produttore.

Quello che più mi fa incavolare, in tutto questo, non è neanche l’esorbitante 76,5% di tasse da pagare, quanto il fatto che – come c’è scritto nel sito della stessa AAMS – “la quota di spettanza del produttore […] è residuale rispetto al prezzo scelto dal produttore medesimo”.
È come dire che arriva il bullo, a scuola, che ti frega i soldi che gli servono per la merenda e tu ti devi arrangiare con il resto.
Che poi, non dicevano mica che il fumo fa male? E allora? Devo pensare, viste le circostanze che:
a) allo Stato non gliene frega un beneamato cazzo della salute dei suoi cittadini, per cui ci guadagna sopra;
b) ci hanno sempre detto una marea di stronzate e il fumo non è così dannoso come dicono, per cui è meglio che si continuino a vendere i prodotti di tabaccheria, così siam tutti contenti… ma lo Stato è più contento di noi, perchè ci guadagna sopra.

A questo punto, sempre per dovere di cronaca, v’informo anche di quanto costa il mio tabacco, al chilo, e del perchè costa così tanto:
– Prezzo di vendita al pubblico, (al chilo): 180,00 €;
– Quota al fornitore: 24,24 €;
– Aggio al rivenditore: 18,00 €;
– IVA: 32,46 €;
– Accisa: 105,30 €;

Viste le cifre, non posso davvero fare a meno di pensare “che schifo”, perchè se anche il prezzo stabilito dal produttore fosse inferiore, le percentuali d’imposta non diminuirebbero, incidendo comunque nello stesso identico modo.
Quindi, va bene che i prezzi stanno crescendo a dismisura, ma perchè se io produttore stabilisco che un tabacco costa 180,00 € al chilo, devo incassarne solo 24,24 € lasciando allo Stato – tolta la percentuale spettante al rivenditore – il 76,53% di tasse?

Ma forse dovremmo metterci tutti nei panni dello Stato, per capire la dinamica della cosa: fumare fa male… ma viva il Monopolio!

Free to Play contro Pay to Win

Da un paio di giorni mi sono presa una pausa da Star Trek Online, (STO) – ormai c’è ben poco da fare, in attesa dell’arrivo della Season 9 a fine mese – e sono passata invece a dedicarmi a Neverwinter Nights Online, (NWN), (anch’esso della Cryptic, come STO) e mi sto rendendo conto, ancora una volta, di quanta differenza esista tra questi due giochi e Star Wars The Old Republic, (SWTOR).
Tutti e tre questi giochi sono degli MMORPG, (acronimo di Massively Multiplayer Online Role-playing Game) e tutti e tre, almeno stando alle definizioni date dalle case produttrici, dovrebbero essere dei “free to play” – ossia giochi che, pur essendo online, non richiedono necessariamente di un canone mensile per poter essere giocati.
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L’artista nascosto tra le pieghe di un attore

In questi anni in cui il “bravo attore” non è quello bravo per davvero, ma quello che piace per il suo aspetto fisico – e che solo per quello fa “vendere” – è facile dimenticarsi che il cinema è, di fatto, “la settima arte”.
Ormai sono pochi gli attori – uso il termine maschile, come vuole la grammatica italiana, per comprendere esponenti di ambo i sessi – che si elevano al di sopra dei loro colleghi non per la loro bellezza, ma per le loro capacità interpretative.
Il mondo del cinema, oggi, è popolato dai vari Brad Pitt, Daniel Craig e Russel Crowe del momento – così come la musica è afflitta dai fenomeni alla Justin Bieber – che oscurano tutto il resto… O meglio, tutti gli altri.
Sono i “grandi nomi” che ricevono la “pubblicità” che dovrebbe essere destinata non tanto a chi fa film più profondi – perchè il grande attore è grande anche quando recita ruoli ridicoli – quanto a chi è più bravo, professionalmente parlando.
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