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Grano italiano? No, Saraceno!

Dalla Proposta di Legge nº 1407, presentata da alcuni deputati Grillini – trovate l’elenco dei nomi nel .pdf della proposta pubblicato sul sito della Camera, (n.d.r. vedasi link a fine citazione) – il 23 Luglio 2013 alla Camera dei Deputati:

“Negli ultimi anni, il fenomeno della contraffazione agroalimentare – in cui sono falsificate l’indicazione geografica e la denominazione di origine dei prodotti immessi in commercio – è esploso in maniera significativa e spesso incontrollabile, danneggiando sia i produttori, che si trovano a operare in un mercato, di fatto, sleale, sia i consumatori, che si illudono di consumare prodotti «made in Italy» ignorando l’effettivo contenuto e la reale provenienza di tali prodotti. Un esempio per tutti: la pasta venduta in Italia è prodotta per un terzo con grano saraceno.

(fonte: Camera dei Deputati, Proposta di Legge nº 1407)

Non intendo disquisire sulla questione. Voglio semplicemente far riflettere su che tipo di persone siedono, in questo momento, in Parlamento per rappresentarci e chiedere: non sarebbe forse meglio se questi signori tornassero sui banchi di scuola? Così, giusto per dare una ripassata, una spolverata alle loro conoscenze di cultura generale, (e non).

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Fumare fa male… ma viva il Monopolio!

Giusto pochi minuti fa, stavo controllando il listino AAMS dei prezzi dei tabacchi trinciati – quelli per farsi le sigarette, per chi non lo sapesse – per confermare il prezzo al chilo del mio tabacco.
Dato, però, che il sito dell’AAMS, (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) contiene tutta una serie d’informazioni, mi son messa a farci un giro dentro e, inevitabilmente, sono stata attirata da questa scritta: “Composizione del prezzo“.

Sapevo che le tasse sui prodotti di tabaccheria erano alte; quello che non sapevo era che fossero così alte!
Dopo aver letto le “spiegazioni”, infatti, son passata subito all’esempio, che riporto qui per dovere di cronaca, da considerarsi valente per un pacchetto di sigarette con un costo pari a 100, (giusto per poter far le percentuali!):
58,5 verranno versate nelle casse dell’erario a titolo di accisa
18 andranno, ugualmente, allo Stato per il pagamento dell’IVA
10 ricompenseranno il rivenditore
13,5 costituiranno l’incasso per il produttore.

Quello che più mi fa incavolare, in tutto questo, non è neanche l’esorbitante 76,5% di tasse da pagare, quanto il fatto che – come c’è scritto nel sito della stessa AAMS – “la quota di spettanza del produttore […] è residuale rispetto al prezzo scelto dal produttore medesimo”.
È come dire che arriva il bullo, a scuola, che ti frega i soldi che gli servono per la merenda e tu ti devi arrangiare con il resto.
Che poi, non dicevano mica che il fumo fa male? E allora? Devo pensare, viste le circostanze che:
a) allo Stato non gliene frega un beneamato cazzo della salute dei suoi cittadini, per cui ci guadagna sopra;
b) ci hanno sempre detto una marea di stronzate e il fumo non è così dannoso come dicono, per cui è meglio che si continuino a vendere i prodotti di tabaccheria, così siam tutti contenti… ma lo Stato è più contento di noi, perchè ci guadagna sopra.

A questo punto, sempre per dovere di cronaca, v’informo anche di quanto costa il mio tabacco, al chilo, e del perchè costa così tanto:
– Prezzo di vendita al pubblico, (al chilo): 180,00 €;
– Quota al fornitore: 24,24 €;
– Aggio al rivenditore: 18,00 €;
– IVA: 32,46 €;
– Accisa: 105,30 €;

Viste le cifre, non posso davvero fare a meno di pensare “che schifo”, perchè se anche il prezzo stabilito dal produttore fosse inferiore, le percentuali d’imposta non diminuirebbero, incidendo comunque nello stesso identico modo.
Quindi, va bene che i prezzi stanno crescendo a dismisura, ma perchè se io produttore stabilisco che un tabacco costa 180,00 € al chilo, devo incassarne solo 24,24 € lasciando allo Stato – tolta la percentuale spettante al rivenditore – il 76,53% di tasse?

Ma forse dovremmo metterci tutti nei panni dello Stato, per capire la dinamica della cosa: fumare fa male… ma viva il Monopolio!

Echeccavolo!!

The Good Wife, Ep 15, S 5: “Dramatics, Your Honor”.
Chi segue lo show, sa di cosa parlo.
Chi non lo segue, non sará di certo interessato.
Io, almeno per il momento, non aggiungo altro… anche se ci starebbe bene un bel “WTF?!?!?”

Ode alla follia. Ovvero: quando dai buoni propositi si passa all’integralismo

Bazzicando su Facebook – non lo uso MAI se non per farci quegli stupidissimi giochini, ma non Angry Birds! – e tenermi in contatto di tanto in tanto con amici che vivono all’estero e che mi costerebbe un rene chiamare al telefono – ho trovato l’ennesima riprova che l’integralismo è alla “vuelta de la esquina”, come direbbe uno spagnolo. “Girato l’angolo”, per dirlo a modo nostro.
Ma vediamo un po’ qualche definizione di “integralismo”:

Integralismo. Nell’accezione più generale del termine, qualsiasi atteggiamento orientato all’applicazione rigida e coerente, in ogni ambito di vita, dei principi derivati da una dottrina religiosa o ideologica.
(Enciclopedie on line – Treccani.it)

E ancora:

Integralismo s.m. [der. di integrale]. – In senso ampio, ogni concezione che, in campo politico (ma anche sociale, economico, culturale), tenda a promuovere un sistema unitario, ad abolire cioè una pluralità di ideologie e di programmi, sia appianando contrasti e divergenze tra gruppi contrapposti e conciliando tendenze ideologiche diverse, sia, al contrario, respingendo come non valide posizioni ideologiche e programmatiche differenti dalle proprie e rifiutando di conseguenza collaborazione e alleanze, o compromessi, con altre forze e correnti. Delle due diverse, e in certo modo antitetiche, interpretazioni del termine, sono esempio storico, da un lato, il movimento integralista dei socialisti italiani (detto anche unitarismo), attivo soprattutto all’inizio del Novecento, che tendeva all’unione delle opposte fazioni sindicalisto-rivoluzionaria e riformista, per una unificiazione delle ideologie e dei postulati programmatici; dall’altro, l’attegiamento degli integralisti cattolici che, negli successivi alla seconda guerra mondiale, affermavano la supremazia dell’ideale politico cristiano e l’esigenza che tutti gli aspetti della vita politica e sociale fossero ispirati ai principi della dottrina cristiana. Con sign. analogo al prec., è oggi più noto e attuale l’integralismo islamico, espressione con cui si definiscono l’insieme delle ideologie islamiche più radicali e dei gruppi che ad esse si rifanno, i quali, superando il dato specificamente religioso, mirano ad applicare rigorosamente i principi coranici alla sfera politica e più in generale mondana opponendosi, in forme soprattutto violente, a qualsiasi tentativo di superamento della tradizione.
(Vocabolario on line – Treccani.it)

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La “prima” idiozia colossale

«I cittadini devono sapere che andremo a votare solo per la Camera perché non voteremo più per il Senato. L’assenza di una norma di salvaguardia è secondaria. Era questo che ci eravamo impegnati a fare, le polemiche di oggi non le capisco, è stato fatto un passo avanti significativo, spero che venerdì ci sia l’approvazione senza dilazioni ulteriori»

(Leggi l’articolo:  Italicum, “i paletti” di Forza Italia Renzi: “Non capisco polemiche: venerdì la legge” – Corriere.it  http://bit.ly/NR6E9O)

Questo è quanto dichiarato da Matteo Renzi, il “nostro” – e lo metto tra virgolette perchè le porcate, passatemi il termine, che ha fatto per arrivare ad essere nominato Presidente del Consiglio le conosce solo lui – Premier circa quella che dovrebbe essere la nuova legge elettorale.

Davvero, non pensavo di scrivere un nuovo post già oggi, ma questa è troppo grossa perchè non commenti al riguardo. Per come la vedo io, una legge elettorale di questo genere è solo il preludio all’eliminazione del Senato, cosa che ci lascerebbe con un Parlamento formato da una sola camera.
E se da un lato son d’accordo sul fatto che bisogna tagliare i costi dei parlamentari, e di tanto anche!, dall’altra una prospettiva del genere mi fa venire la pelle d’oca.

Matteo… un’idiozia più grande, come prima proposta di legge, non avresti potuto tirarla fuori.