Dei “reboots” e della loro utilità

Su www.fantascienza.com sta imperando, in questi ultimi giorni, una discussione piuttosto lunga su quale sarà il futuro dei Ghostbusters.
Nel caso non lo sappiate, si sta già progettando il 3º film della saga – nonostante la prematura morte di Harold Ramis, che nei due film della serie ha interpretato il dottor Egon Spengler – e una recente intervista rilasciata da Ivan Reitman, (produttore di entrambi i film attualmente esistenti), ha scatenato una sfilza di commenti su un punto importantissimo ma, almeno a mio parere, non assolutamente definito dall’intervista in questione: il 3º film sará un reboot oppure no?

Alcuni di voi potrebbero star chiedendosi: cos’è un reboot? Semplice! Non è altro che il nuovo inizio – per una saga – caratterizzato da una riscrittura totale o parziale degli eventi originali.

Ma non è di questo, nello specifico, che voglio parlare. Quest’ultima possibile aggiunta all’elenco delle saghe che hanno subito questa pratica mi ha semplicemente dato lo spunto per scrivere su un tema che m’infastidisce da anni, ormai.

Infatti, vittima illustre di questa pratica è, ahimè, una saga che adoro alla follia: Star Trek.
Presa momentaneamente in mano da J.J. Abrams – che l’ha adesso abbandonata in favore di Star Wars, e già tremo al pensiero! – questa saga è stata completamente rivisitata negli ultimi due film che sono usciti, che io personalmente rifiuto di considerare come facenti parte del Canon, checchè ne possano dire i grandi capi della Paramount, gli unici che possono esprimersi in tal senso.
Questo particolare reboot – ma è successo nel 90% dei casi – ha stravolto completamente i personaggi: Spock è diventato una testa calda che ha praticamente la bocca ancora sporca di latte capace di prendere a pugni il suo capitano e di farsi una storia con Uhura, Kirk è diventato ancora più impulsivo, per non dire totalmente idiota!, di quanto non fosse quello di Shatner, Uhura è una belloccia dall’intelligenza quanto meno discutibile… l’unico che si salva, almeno fino ad un certo punto, è Bones. Sebbene Karl Urban non mi entusiasmi in questo ruolo, è comunque riuscito a mantenere il personaggio quasi del tutto intatto, ricordando anche in più punti l’interpretazione di DeForest Kelly.
Con la scusa di un cambiamento sostanziale alla linea temporale – è meglio che non commenti sulla poca inventiva della cosa, perchè potrei diventare volgare – l’universo che abbiamo imparato a conoscere e ad amara è stato totalmente riscritto, un po’ com’è successo per l’Universo dello Specchio, (Mirror Universe), fin’ora però usato con estrema moderazione dai produttori e dagli sceneggiatori che hanno messo mano alla saga.
Il risultato è stato, come ho detto in precedenza, una completa rivisitazione della saga… E come ho detto prima, la cosa rispecchia una mancanza d’inventiva tale da risultare quasi imbarazzante.
Invece di fare un’oscenità del genere, i produttori della Paramount avrebbero potuto, semplicemente, creare nuove storylines con nuovi personaggi, esattamente com’è stato fatto in precedenza nel corso degli anni, anche con il ricorso all’animazione: alla Serie Originale, (TOS), son seguite infatti la Serie Animata, (TAS), The Next Generation, (TNG), Deep Space Nine, (DS9), Voyager, (VOY) ed Enterprise (ENT), per non parlare ovviamente dei vari film.
Tutte queste nuove serie vedono protagonisti sempre nuovi rispetto alle precedenti, mantenendo però una continuità temporale e d’ambientazione che le fanno apprezzare anche quando i singoli episodi si rivelano carenti dal punto di vista del soggetto o della narrazione.
Quindi, perchè si è dovuto ripartire da zero in questo modo, utilizzando però personaggi conosciuti da milioni di persone – che fanno a buon diritto parte della Cultura Popolare del mondo intero – e stravolgendoli completamente?
Se questo modo di far le cose non indica una totale mancanza d’immaginazione e d’inventiva – sì, lo ripeto ancora! – non so cosa potrebbe farlo.

Ho fatto solo l’esempio di Star Trek non perchè sia l’unico, intendiamoci!, ma perchè è quello che conosco meglio e che ho avuto modo di osservare “più da vicino”.
Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe – a partire da svariate saghe della Marvel, ricominciate e cambiate infinite volte a discrezione dei singoli autori – e tutti non farebbero che aggiungere legna al fuoco.
Rimanendo in ambito cinematografico, però, questi così detti “reboots” non fanno altro che confermare una cosa che, ormai, è chiara da tempo a chiunque abbia voglia di guardare nella giusta direzione: l’industria cinematografica “ufficiale” è agli sgoccioli.
Hollywood non fa che sfornare copie su copie su copie, con film che si differenzia ormai solo per attori protagonisti – ed alle volte nemmeno per quelli! – e che non sono altro che un’accozzaglia di effetti speciali e trama praticamente inesistente con la profondità che potrebbe raggiungere mio nipote se mai dovesse scrivere un racconto. E considerando che ha la folle età di 9 anni, vi lascio immaginare cosa riuscirebbe a tirar fuori! Di certo, però, scriverebbe cose molto più originali di tutti i vari signori che lavorano per Hollywood.
Altro discorso è quello dei così detti “Film Indi”, (Indipendenti): cioè tutti quei film che non sono prodotti dalle grandi case cinematografiche e, pur avendo alle volte anche registi di notevole fama – vedi Cronenberg – si mantiene comunque ben lontana dalle porcate Hollywoodiane.

Quindi, per riprendere il titolo di questo post: qual’è l’utilità di questi reboots? O meglio: questi reboots hanno davvero un’utilità, per lo spettatore?
Oppure si limitano semplicemente a servir da schermo per non far vedere l’incompetenza, la poca fantasia e la mancanza di rispetto per gli autori che vigono, ormai da decenni, tra hollywoodiani e compagni?

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