Ezri: I thought you were going to stay in holosuite for a while.
Garak: I got tired of staring at a fake landscape, pretending I was outside. No no no, work is the answer. My father always used to say that people should throw themselves into their work. Do your chores, Elim. I told you to do your chores.
Ezri: And if you didn’t? What would he to do you?
Garak: Oh no no no, please don’t start. Spare me your inspid psychobabble. I’m not some quivering neurotic who feels sorry for himself because is daddy wasn’t nice. You couldn’t begin to understand me.
Ezri: I’d like to try.
Garak: Oh, I’m sure you would. You’d like nothing more than to pry into my personal affairs. Well, I’m not interested in dissecting my childhood. I only want to save my people from the Dominion. I don’t need someone to walk in here and hold my hand. I want someone to help me get back to work. And you, my dear, are not up to this task. I mean, look at you. You’re pathetic. A confused child trying to live up to a legacy left by her predecessors. You’re not worthy of the name Dax. I knew Jadzia. She was vital, alive. She owned herself. And you… you don’t even know who you are. How dare you presume to help me? You can’t even help yourself. Now get out of here, before I say something unkind.

Garak, signori e signore. E ci è andato anche fin troppo leggero, per quanto mi riguarda.

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“Non siamo un partito politico”

partito n.m. 1 associazione di cittadini che ha lo scopo di svolgere una comune attività politica: partito di governo, d’opposizione; partito progressista, moderato 2 soluzione, decisione: non sapere che partito prendere | un buon partito, una persona che è conveniente sposare, soprattutto per la sua situazione economica partito preso n. preconcetto, pregiudizio: lo fa per partito preso.

Queste sono le definizioni che il Garzantino da del termine “partito”. Quindi, il Movimento 5 Stelle facesse il sacrosanto piacere di smetterla con questa storia del “noi non siamo un partito politico”: dal momento in cui si sono presentati alle prime elezioni in cui hanno corso – qualunque esse siano, non ha importanza – sono diventati un partito politico. Può non piacerli, può fargli comodo continuare a negarlo, ma significa semplicemente negare un dato di fatto. Peggio ancora, oltre ad essere un partito d’opposizione, in alcune regioni ed in alcuni comuni sono anche partiti di governo e continuare a negare l’evidenza è, francamente, un insulto alla Democrazia.
Ora ho fatto veramente, veramente il pieno. Sono veramente stanca di tutti questi buontemponi ignoranti e presuntuosi che giocano con le parole avendo – tutti, indistintamente – un’unica cosa in mente: tenersi la sedia attaccata al culo e portarsi a casa quanti più soldi possibili, (non credo ci sia bisogno di ricordare quanto guadagna un parlamentare in Italia, vero?).
Adesso basta.

Segreti

“[…] Perchè, sebbene noi ci presentiamo sulle soglie dello spazio, contemplando il cosmo con una specie di ansioso desiderio, convinti che il mondo, ormai così completamente esplorato, non abbia più segreti per noi, nondimeno rimane vero che circa tre quinti dell’area terrestre, cioè le abissali profondità del mare, ci sono altrettanto ignoti, se non di più addirittura, dei crateri della luna. […] Nel 1938 l’estinto coelacanthus, un presunto pesce preistorico con residui di arti, fu scoperto vivo e vegeto nell’Oceano Indiano. Questo pesce scuro a quattro zampe prosperava circa 60 milioni di anni or sono. Il suo ultimo esemplare fossilizzato, prima che il campione vivente fosse scoperto, era stato fatto risalire a 18 milioni di anni avanti Cristo”

(Charles Berlitz, “Bermuda: il triangolo maledetto“, edito da Sperling & Kupfer Editori S.p.A., traduzione di Rosanna Pelà)

E’ vero, ci sono ancora tantissime cose del nostro pianeta che non conosciamo. Negarlo sarebbe certamente inutile e falso.
Eppure, lo spazio continua ad essere fonte di grande, grandissima curiosità – per me, come per tanti altri – e spesso mi soprendo quasi a dispiacermi di essere nata “solo” nell’86 e non tra qualche secolo quando, magari, l’esplorazione spaziale non sarà più solo un’ipotetico futuro e l’utopia della Federazione Unita dei Pianeti che vediamo in Star Trek sarà, forse, un po’ meno utopica.

Dragon Age Inquisition: i personaggi

BLACKWALL

Blackwall

Blackwaal

The Grey Wardens hold a lonely vigil, enduring lives of hardship and sacrifice to protect the world from an evil that can never truly be conquered. Few would volunteer for this: the suffering, isolation, and promise of a violent death. But the path of a Warden is also one of valor, and those who give themselves to the cause are rewarded with the knowledge that they have become something more than they were. Blackwall is one of the rare few Wardens who chose, of his own accord, to pick up the shield. He believes so wholeheartedly in the noble ideal of the Grey Wardens that he would rather have this life than any other.

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Le nostre esperienze fanno la differenza?

Picard: What is all this about?
Shinzon: It’s about destiny, Picard. It’s about a Reman outcast.
Picard: You’re not Reman.
Shinzon: And I’m not quite human. So what am I? My life is meaningless as long as you’re stile alive. What am I while you exist? A shadow? An echo?
Picard: If your issues are with me, then deal with me. This as nothing to do with my ship. Nothing to do with the Federation.
Shinzon: Oh, but it does. We will no longer bow before anyone as slaves: not the Romulans and not your mighty Federation. We are a race bred for war. And conquest.
Picard: Are you ready to plunge the entire Quadrant into war to satisfy your own personal demons?
Shinzon: It amazes me how little you know yourself.
Picard: I’m incapable of such an act!
Shinzon: You are me. The same noble Picard blood runs through our veins. Had you lived my life, you’d be doing exactly as I am. So look in the mirror. See yourself. Consider that, Captain. I can think of no greater torment for you.
Picard: Shinzon. I’m a mirror for you as well.
Shizon: Not for long, Captain. I’m afraid you won’t survive to witness the victory of the echo over the voice.

Star Trek Nemesis

Per chiunque non abbia visto il film, un breve riassunto: Picard e l’equipaggio dell’Enterprise E vengono inviati su Romulus. Il nuove Pretore – un Remano di nome Shinzon – ha infatti richiesto la presenza di inviato Federale per, apparantemente, discutere di un accordo di pace tra l’Impero Stellare Romulano e la Federazione Unita dei Pianeti. Quello che al Comando di Flotta non sanno, però, è che il nuovo Pretore non è affatto un Remano, ma un clone di Picard che avrebbe dovuto prenderne il posto, ma che è stato abbandonato da bambino a causa dell’ennesimo cambio al vertice del potere Romulano e inviato a morire nelle miniere di Remus. Shinzon sta però morendo e ha bisogno del sangue di Picard per poter sopravvivere. Ha quindi ideato un piano geniale per raggiungere il suo scopo, e allo stesso tempo, distruggere la Federazione: attirara Picard su Romulus e, una volta guarito dal male che lo affligge, dirigere verso la Terra a bordo della Scimitar, la sua nave ammiraglia dotata di un meccanismo di occultamento così sofisticato da risultare assolutamente impenetrabile, per annientare la popolazione della Terra – Comando di Flotta e Consiglio Federale compresi – grazie all’utilizzo di un’arma che sprigiona radiazioni Talaroniche.

Ora, dopo questa premessa, vediamo di analizzare i dialogo riportato sopra.
Shinzon e Picard sono geneticamente identici. Le loro vite, invece, sono state profondamente diverse.
Da qui, il fatto che Shinzon provi un odio quasi sconfinato sia per la Federazione – che però non ha colpa per le sue disavventure – che per i Romulani, che l’hanno oppresso durante tutta la sua vita.
E da qui, anche, il fatto che invece Picard sia un Capitano molto rispettato, sia in territorio Federale che fuori da esso.
Aveva quindi ragione Verga, quando sosteneva che un individuo non può mai essere ritenuto del tutto responsabile delle sue azioni e che la società in cui ha vissuto deve assumersi parte della responsabilità di tali azioni?
Si potrebbe pensare di sì, ma c’è sempre comunque una scelta.
Scelta che Picard stesso cerca di mettere sotto gli occhi di Shinzon il quale, però, preferisce nascondersi dietro a frasi tipo “se avesse vissuto la mia vita, farebbe esattamente come sto facendo io” per giustificare in qualche modo il suo operato.
Quindi, sì: le nostre esperienze fanno la differenza, ma non sono l’unica cosa che contano. Altrimenti, come si spiegherebbero tutte quelle persone che, dopo aver fatto del male, cercano di redimersi? O, vice versa, quelle che avendo fatto del bene si volgono poi al male?

The road to Hell is paved with good intentions

Sisko: You killed him!
Garak: That’s right.
Sisko: That’s what you planned to do all along, isn’t it? You knew the data rod wouldn’t hold up to scrutiny. You just wanted to get him on the station so that you could plant a bomb on his shuttle!
Garak: It wasn’t quite that simple. I did have hopes that the rod would somehow pass inspection, but I suspected that Tolar may not have been up to the task.
Sisko: And what about Tolar? Did you kill him, too?!
Garak: Think of them both as tragic victims of war.
[Sisko punches Garak]
Garak: If you can allow your anger to subside for a moment, you’ll see that they did not die in vain! The Romulans will enter the war!
Sisko: There’s no guarantee of that!
Garak: Oh, but I think that there is. You see, when the Tal Shiar finishes examining the wreckage of Vreenak’s shuttle, they’ll find the burnt remnants of a Cardassian optolythic data rod which somehow miraculously survived the explosion. After painstaking forensic examination, they’ll discover that the rod contains a recording of a high-level Dominion meeting at which the invasion of Romulus was being planned.
Sisko: And then they’ll discover that it is a fraud!
Garak: Oh, I don’t think they will, because any imperfections in the forgery will appear to be a result of the explosion. So, with a seemingly legitimate rod in one hand and a dead Senator in the other… I ask you, Captain: what conclusion would you draw?
Sisko: That Vreenak obtained the rod on Soukara and the Dominion killed him to prevent him from returning to Romulus with it.
Garak: Precisely. And the more the Dominion protests its innocence, the more the Romulans will believe they’re guilty because it’s exactly what the Romulans would have done in their place! That’s why you came to me… Isn’t it, Captain? Because you knew I could do those things that you weren’t capable of doing. Well, it worked! And you’ll get what you want: a war between the Romulans and the Dominion and if your conscience is bothering you, you should soothe it with the knowledge that you may have just saved the entire Alpha Quadrant, and all it cost was the life of one Romulan Senator, one criminal… And the self-respect of one Starfleet Officer. I don’t know about you, but I’d call that a bargain.

[Later, in Sisko’s quarters]

Sisko: At 0800 hours, station time, the Romulan Empire formally declared war against the Dominion. They have already struck 15 bases along the Cardassian border. So… This is a huge victory for the good guys! This may even be the turning point of the entire war. There is even a “welcome to the fight” party tonight in the wardroom. So… I lied. I cheated. I bribed men to cover the crimes of other men. I am an accessory to murder. But the most damning thing of all. I think I can live with it. And if I had to do it all over again… I would. Garak was right about one thing: a guilty conscience is a small price to pay for the safety of the Alpha Quadrant, so I will learn… To live with it.
Because I can live with it. I can live with it.
Computer… Erase that entire personal log.

Star Trek Deep Space Nine, 6×19 “In The Pale Moonlight”.
In quest’episodio di DS9, che io giudico essere uno dei più belli – se non il più bello – dell’intera serie, si tocca un tema che è di un’attualità addirittura inquietante e che si può racchiudere con la massima ben nota di Machiavelli: il fine giustifica i mezzi.
Ma più che un’affermazione, dovrebbe essere una domanda. Il fine giustifica i mezzi?
Se è vero, come dice Garak, che le azioni di Sisko hanno salvato l’intero Quadrante Alfa, ormai quasi caduto nelle mani del Dominio, non è però altrettanto vero che il costo di questa “salvezza” sia stato solo quelle di due morti e di una coscienza sporca.
Perchè la responsabilità di entrambi gli uomini, Sisko in quanto “mandante” e Garak in quanto “esecutore” – per non parlare del Comando della Flotta Stellare che ha dato il suo benestare all’operazione – va ben oltre. Quanti Romulani e Remani sono morti per aver combattuto una guerra che, a tutti gli effetti, fino a quel momento non ha fatto altro che portar loro dei grandissimi benefici, quanto meno in termini politici?
Con l’intero Quadrante Alpha – salvo i Romulani stessi – impegnato a tentar di sconfiggere il Dominio, l’Impero Romulano aveva campo libero: nè la Federazione nè i Klingon avrebbero avuto le forze necessarie per far fronte a qualsivoglia operazione romulana.
E se la frase di Sisko “I can live with it” fa pensare che, dopo tutto, quest’ufficiale fin’ora così irreprensibile non è poi così etico come si pensava, l’ultima frase pronunciata dallo stesso – “Computer… Erase that entire personal log” – così come quella detta all’inizio dell’episodio, in cui l’uomo stesso afferma di non poterne parlare con nessuno, nemmeno con Jadzia, qualche dubbio sul fatto che Sisko possa davvero convivere con quanto ha fatto lo fa venire.
Perchè non è vero che non poteva parlarne con nessuno – di sicuro l’Ammiraglio Ross sarebbe stato ben disposto ad ascoltarlo.
Forse, più semplicemente, la coscienza di Sisko fa si che l’uomo, dopo tutto, si vergogni del suo operato al punto da non discuterne perfino con quanti erano al corrente della cosa.
Ancora una volta, quindi, un episodio di Star Trek tocca un tema morale. E ancora una volta, purtroppo, questo tema non viene approfondito a sufficienza, nè viene ripreso – per lo meno con queste particolari “specifiche” – negli episodi successivi della serie.

Vi lascio quindi con una mia considerazione: se è vero che “la strada per l’Inferno è pavimentata di buone intenzioni”, il fine giustifica davvero i mezzi?

Citazione

Escuchaba yo aquellas razones desde mi asiento en la puerta, maravillado e inquieto, intuyendo que tras las palabras malhumoradas de don Francisco había motivos oscuros que no alcanzaba a comprender, pero que iban más allá de una simple rabieta de su agrio carácter. No entendía aún, por mis pocos años, que es posible hablar con extrema dureza de lo que se ama, precisamente porque se ama, y con la autoridad moral que nos confiere ese mismo amor. A don Francisco de Quevedo, eso pude entenderlo más tarde, le dolía mucho España. Una España todavía temible en el exterior, pero que a pesar de la pompa y el artificio, de nuestro joven y simpático rey, de nuestro orgullo nacional y nuestros heroicos hechos de armas, se había echado a dormir confiada en el oro y la plata que traían los galeones de Indias. Pero ese oro y esa plata se perdían en manos de la aristocracia, el funcionariado y el clero, perezosos, maleados e improductivos, y se derrochaban en vanas empresas como mantener la costosa guerra reanudada en Flandes, donde poner una pica, o sea, un nuevo piquero o soldado, costaba un ojo de la cara. Hasta los holandeses, a quienes combatíamos, nos vendían sus productor manufacturados y tenían arreglos comerciales en el mismísimo Cádiz para hacerse con los metales preciosos que nuestro barcos, tras esquivar a sus piratas, traían desde Poniente. Aragoneses y catalanes se escudaban en sus fueros, Portugal seguía sujeto con alfileres, el comercio estaba en manos de extranjeros, las finanzas eran de los banqueros genoveses, y nadie trabajaba salvo los pobres campesinos, esquilmados por los recaudadores de la aristocracia y del rey. Y en mitad de aquella corrupción y aquella locura, a contrapelo del curso de la Historia, como un hermoso animal terrible en apariencia, capaz de asestar fieros zarpazos pero roído el corazón por un tumor maligno, esa desgraciada España estaba agusanada por dentro, condenada a una decadencia inexorable cuya visión no escapaba a la clarividencia de aquel hombre excepcional que era don Francisco de Quevedo.

“El Capitán Alatriste”, Arturo y Carlota Pérez-Reverte, Publicado por Santillana Ediciones Generales, S.L., (brano citato rispettando le disposizioni della legge 633/41)

La UBISOFT e le sue “ragioni”

Per chi non lo sapesse, a Ottobre uscirà “Assassin’s Creed: Unity”, nuovo capitolo della saga di Assassin’s Creed a firma UBISOFT.
Ma non è questa la notizia di cui volevo scrivere: sono già passati diversi giorni da quando le dichiarazioni che riporterò sono state rilasciate, ma ho voluto prendermi del tempo per riflettere su come metter giù qualcosa al riguardo senza incappare in una sfilza di parolacce.

Ma veniamo al punto: chi conosce la saga di AC – e chi non la conosce, lo saprà se continuerà a leggere – sa che la UBISOFT ha già introdotto dei personaggi femminili giocanti nei Multiplayer, così come in Liberation, quindi vi potrete benissimo rendere conto da soli che non solo è una cosa fattibile, ma è una cosa che è già stata introdotta – non solo dalla UBISOFT, per altro.

Detto questo, non credo di sbagliare quando dico che molti di voi rimarranno sorpresi nel sapere che, nel multiplayer di AC:Unity, non ci sará un solo, singolo personaggio femminile giocante.

Alex Amancio

Alex Amancio

James Therien, direttore tecnico della Ubisoft, ha spiegato così la decisione presa dalla produzione: “Era nell’elenco delle cose da fare fino a non molto tempo fa, ma è una questione di focalizzazione e di produzione. Volevamo essere sicuri di creare la miglior esperienza possibile per il personaggio. Un personaggio femminiel avrebbe significato rifare un sacco di animazioni, un sacco di costumi. Avrebbe significato raddoppiare le ore di lavoro al riguardo. Voglio dire che è qualcosa che il team voleva, ma abbiamo dovuto prendere una decisione… È brutto, ma è la realtà del settore.
A questa dichiarazione, va aggiunta quella di Alex Amancio, direttore creativo della UBISOFT, che ha detto: “Si parla di raddoppiare le animazioni, le voci, oltre ai visual assets. Specialmente perchè abbiamo degli Assassini personalizzabili. Era davvero un sacco di lavoro extra.

ShepLoo/FemShep

John Shepard e Jane Shepard nelle loro versioni “standard” non personalizzate.

A questi signori, che si nascondono dietro la scusa del “era davvero un sacco di lavoro in più” – ( da notare che Jonathan Cooper, ex disegnatore per Assassin’s Creed, ha dichiarato che “stimerei il tutto in uno o due giorni di lavoro“, aggiungendo poi che Aveline de Grandpré, la protagonista di Assassin’s Creed: Liberation”, “ha più animazioni in comune con Connor Kenway di quante non ne abbia Edward Kenway“) – vorrei portare solo tre esempi: Knights of the Old Republic, Dragon Age e Mass Effect.
Queste tre saghe – tutte, senza eccezione – danno la possibilità al player di scegliere se giocare un personaggio femminile o uno maschile. Mass Effect, poi, ha implementato il Multiplayer nel terzo capitolo della saga che non solo da la possibilità di usare pg femminili, ma addirittura di usare pg femminili di altre razze che non siano quella Umana.

Com’è che la UBISOFT ha giudicato la cosa non fattibile allegando che “era davvero un sacco di lavoro in più” – e non poteva occuparsene nessuno dei 9, dicasi 9!!!, team che hanno provveduto allo sviluppo del gioco?! – quando la BioWare è riuscita a realizzare la cosa non una, non due, ma ben 7 volte,  (9, se contiamo il Multiplayer di Mass Effect 3 e Dragon Age: Inquisition che uscirà a Ottobre)?
Francamente, avrei apprezzato di più se avessero apertamente dichiarato: “per noi, avere un personaggio femminile è una porcata assurda perchè le donne non hanno spazio in questo mercato e sappiamo che gli uomini non sceglierebbero mai di giocare con un pg femmina, quindi non ne abbiamo messo manco uno.”
Sarebbe stato disgustoso, ma almeno onesto.

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Grano italiano? No, Saraceno!

Dalla Proposta di Legge nº 1407, presentata da alcuni deputati Grillini – trovate l’elenco dei nomi nel .pdf della proposta pubblicato sul sito della Camera, (n.d.r. vedasi link a fine citazione) – il 23 Luglio 2013 alla Camera dei Deputati:

“Negli ultimi anni, il fenomeno della contraffazione agroalimentare – in cui sono falsificate l’indicazione geografica e la denominazione di origine dei prodotti immessi in commercio – è esploso in maniera significativa e spesso incontrollabile, danneggiando sia i produttori, che si trovano a operare in un mercato, di fatto, sleale, sia i consumatori, che si illudono di consumare prodotti «made in Italy» ignorando l’effettivo contenuto e la reale provenienza di tali prodotti. Un esempio per tutti: la pasta venduta in Italia è prodotta per un terzo con grano saraceno.

(fonte: Camera dei Deputati, Proposta di Legge nº 1407)

Non intendo disquisire sulla questione. Voglio semplicemente far riflettere su che tipo di persone siedono, in questo momento, in Parlamento per rappresentarci e chiedere: non sarebbe forse meglio se questi signori tornassero sui banchi di scuola? Così, giusto per dare una ripassata, una spolverata alle loro conoscenze di cultura generale, (e non).